di Roberto Pecchioli
L’episodio dell’immigrato indiano a cui una macchina agricola ha tranciato un braccio, abbandonato e lasciato morire senza cure, ci interroga nel profondo e su più piani. Il primo è quello dell’orrore e della pietà umana. Nessuno può essere consegnato alla morte in maniera così vergognosa, nessuno deve diventare tanto disumano da compiere un atto del genere. Forse la vecchia retorica – in fondo non così vera- degli italiani brava gente deve essere aggiornata. Tra i mille cambiamenti, registriamo anche la disumanizzazione di una parte della nostra gente, che aveva tra le virtù un approccio alla vita comunitario, solidale, capace di, cura, estraneo alla durezza di altre popolazioni.
La seconda questione è quella dell’immigrazione incontrollata. Il povero bracciante è uno dei tanti “invisibili” delle città e delle campagne, uno di … [continua a leggere ..]
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Articolo apparso sul sito web maurizioblondet.it. Questo é solo un trailer dell’articolo originale. Tutti i diritti dell’articolo sono riservati al produttore.
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