Andrea Carancini
Una delle credenze più persistenti e pertinaci nella storia della cristianità è quella dell’Anticristo escatologico, destinato ad apparire su questa terra poco prima della fine del mondo. Ne fa menzione talvolta anche il noto arcivescovo mons. Carlo Maria Viganò, dalla cui ultima omelia traggo la seguente citazione:
“Ma su questa terra la Chiesa – che è militante come la vincitrice di tutte le eresie – non conosce ancora la gloria eterna e deve affrontare le terribili prove che la attendono non solo durante il suo peregrinare attraverso i secoli, ma anche e soprattutto negli ultimi tempi, quando la persecuzione dell’Anticristo infierirà su di essa nell’illusione di vincerla”[1].
Una cosa che però non viene detta mai, o quasi mai, da coloro che credono alla venuta dell’Anticristo è che la credenza nel Nemico dei tempi finali nasce e si sviluppa in un contesto millenarista: i primi due scrittori ecclesiastici che elaborano la teoria dell’Anticristo – S. Ireneo di Lione e Tertulliano – erano due millenaristi convinti. Come hanno infatti autorevolmente dimostrato i professori Gian Luca Potestà e Marco Rizzi (i due massimi esperti italiani dell’Anticristo)[2], prima di Ireneo e di Tertulliano, il termine “anticristo” compare solo nelle prime due lettere di Giovanni: in esse, il termine in questione non ha nessuna valenza escatologica, bensì eresiologica. Anticristo, per Giovanni è:
Chiunque neghi che Gesù è il Messia (1 Giovanni 2, 22-23);
Chiunque neghi che Gesù venuto nella carne è da Dio (1 Giovanni 4, 2-3).
Quindi, a giu … [continua a leggere ..]
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