di Roberto PECCHIOLI
Iniziano le Olimpiadi di Parigi, il grande circo mondiale della società dello spettacolo. Forse non è un caso che sia la Francia, patria di Guy Debord e della modernità iniziata nel 1789, la sede del grande baccanale commerciale e propagandistico, la prima olimpiade dell’era trans. Non soltanto perché la fiamma olimpica, tradizionale simbolo risalente alla Grecia antica, ha per ultimo tedoforo non un grande atleta o una personalità di spicco, ma un transessuale, abbigliato e identificato come una dark queen d’avanspettacolo. Da italiani, dobbiamo ringraziare Virginia Raggi, non rimpianta sindaco ( con la “o” finale!) di Roma, che evitò ai contribuenti italiani la saga famelica dell’assalto alla diligenza e delle ingentissime spese per l’organizzazione olimpica. Il piccolo Napoleone di casa Rothschild, Emmanuel Macron, è l’organizzatore ideale: presidente di una nazione in crisi economica, finanziaria, morale, priva di governo, sfigurata dall’immigrazione, ma sempre convinta di una grandeur smentita dai fatti.
Grottesco il periodo preolimpico , con la pulizia a tempo di record di una Parigi degradata e la finzione della Senna immacolata e balneabile. Dopo settimane di bonifica, la signora … [continua a leggere ..]
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Articolo apparso sul sito web maurizioblondet.it. Questo é solo un trailer dell’articolo originale. Tutti i diritti dell’articolo sono riservati al produttore.
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